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28 Dicembre 2023

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Resto del Mondo

“The Ogre’s Son”: una webserie racconta la spedizione di Della Bordella, Schüpbach, Cazzanelli e Welfringer

François Cazzanelli, Symon Welfringer, Silvan Schüpbach, Matteo Della Bordella. Foto arch. spedizione Ogre e Baintha Kabata

La spedizione di Matteo Della Bordella, Silvan Schüpbach, François Cazzanelli e Symon Welfringer raccontata in due episodi

E’ online, la prima puntata della webserie che racconta la spedizione condotta dal Ragno di Lecco Matteo Della Bordella, insieme a Silvan Schüpbach, François Cazzanelli e Symon Welfringer, prima all’inviolato spigolo est dell’Ogre, poi sul Baintha Kabata, una piccola montagna che raggiunge i 6250 metri di altezza. La sua roccia sembra offrire una linea logica, quella su cui vivere un’avventura attesa per oltre un mese. Un tempo infinito, fatto di pazienti e snervanti attese in una stagione segnata da continue piogge e nevicate, senza soluzione di continuità.

La seconda puntata sarà online nel tardo pomeriggio del 1° gennaio.

The Ogre’s Son

Il pilastro est dell’Ogre, una delle grandi sfide del Karakorum. Tentato da una ventina di spedizioni, nessuna è mai riuscita a vincere questa linea magnetica. A provarci nell’estate 2023 sono Matteo Della Bordella, Silvan Schüpbach, François Cazzanelli e Symon Welfringer.

I loro precursori hanno raggiunto un’altezza massima di 6800 metri, affrontando difficoltà tecniche estreme.

I quattro hanno in mente una linea “a goccia”, dritta e logica, che oltre il pilastro prosegue raggiungendo la cima est dell’Ogre (7150 m), anch’essa inviolata.
Ma nulla questa volta andrà secondo i piani. Quella che si sarebbero preparati a vivere Matteo, Silvan, François e Symon sarebbe stata una stagione strana, ricca di piogge e nevicate. Con pochissimi giorni di bel tempo, pensare di sfidare l’Orco del Karakorum sarebbe stato impensabile. Un tentativo infruttuoso li ricaccia al campo base sotto a una forte nevicata, che poi sarebbe proseguita per giorni, e ancora per settimane. Chiusi nelle loro tende, sconfortati e pronti a fare i bagagli per casa, una sera è Silvan Schüpbach ad alzare lo sguardo intravedendo un piano B.

C’è una piccola montagna lì, di fianco all’Ogre. Si chiama Baintha Kabata (figlio dell’Ogre, in lingua Urdu) e raggiunge i 6250 metri di altezza. A dargli il nome sono stati i suoi primi salitori, Colin Haley e Maxime Turgeon, nel 2008. L’affrontano in 3, Della Bordella, Schüpbach e Welfringer, sfruttando una microscopica finestra meteo e in due giorni aprono “The Alien Face”. Una linea che raggiunge la difficoltà massima di 7b. “Due giornate fantastiche, che ci hanno permesso di rientrare in Italia con il sorriso sulle labbra e una via tecnica e verticale” tira le somme Della Bordella. “Di sicuro vorrei tornare a mettere mano sulla roccia dell’Ogre, ma non sarà certamente la mia prossima spedizione”. Giornate e settimane di inattività in uno degli ambienti più severi che si conoscano. Lunghe, e a volte snervanti, attese. Chi tornerebbe? Ma ancora una volta la montagna ha imposto il suo più grande insegnamento: saper attendere.