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2 Agosto 2018

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Resto del Mondo

Thomas Huber in partenza per il Latok I, con Simon Gietl e Rainer Treppte,

Parete Nord del Latok I. Foto: FOMS/googleearth

Il Settemila, dove qualche settimana fa si è consumata la tragedia di Sergey Glazunov  e solo l’altro ieri  è stato salvato  il suo compagno di cordata Alexander Gukov, diventa ora l’obiettivo di Thomas Huber

“Tra una settimana  inizia la nostra avventura sul Latok I in Karakorum  – ha annunciato Thomas Huber sui social il 26 luglio scorso, rendendo noti i suoi compagni di avventura:  Simon Gietl e Rainer Treppte. 

Il più anziano dei due fratelli Huber partirà per il Pakistan sabato. “Non vedo l’ora”, ha dichiarato il 51enne, in un’intervista rilasciata a Stefan Nestler,

Thomas affronterà la Nord del Latok I (7.145 metri), con il trentatreenne altoatesino Gietl, e il sassone  Rainer Treppte, 59 anni. “Ho già scalato con loro”, spiega Huber. La scorsa primavera, il trio è riuscito a ripetere per la prima volta il difficile percorso “La Strada” sulla Cima Grande nelle Dolomiti, che i polacchi Piotr Edelman e Jan Fialkowski avevano aperto per la prima volta nel 1988. “C’è molta armonia tra noi  e possiamo  affrontare  il Latok I “, afferma Thomas.

da sinistra: Thomas Huber, Rainer Treppte, Simon Gietl. Fonte: T.Huber/facebook

In merito al salvataggio dello scalatore russo Alexander Gukov, recuperato l’altro ieri sulla cresta nord del Latok I, a 6200 metri di quota, dopo essere rimasto bloccato sulla montagna per 19 giorni, senza più attrezzatura per scendere (trascinata via da Glazunov nella caduta), Huber racconta: “Seguivo mountain.ru ogni giorno per vedere gli sviluppi. Speravo in una finestra di bel tempo e controllavo le previsioni. I miei pensieri erano sempre con Alexander Gukov sulla North Ridge… Ma non dobbiamo dimenticare la tragica morte di Sergey Glazunov, precipitato mentre scendeva.”

Per Huber, il Latok è una montagna molto speciale: “La mia carriera sulle montagne più alte è iniziata con la prima salita della parete ovest del Latok II nel 1997 (la salita è stata realizzata insieme a suo fratello Alexander Huber, Toni Gutsch e l’americano Conrad Anker). E 21 anni dopo ritorno al Latok I, dove è appena accaduta una incredibile tragedia”.

In merito alla partenza così tardiva, Huber spiega a Nestler: “Credo sia meglio andarci più tardi a causa del riscaldamento globale… la montagna sarà più sicura. Secondo ciò che ho letto da russi e  sloveni, ha fatto estremamente caldo sul Latok I a luglio e quindi era anche estremamente pericoloso. Non penso che le condizioni fossero ottimali.

“Sono contento di non essere stato lì contemporaneamente ad altre spedizioni, perché sicuramente  le decisioni non sono obiettive quando più team si trovano sulla stessa montagna, sulla stessa via, con lo stesso obiettivo.”

Huber non ha ancora deciso se tentare  la Parete Nord o la Cresta Nord: “Ho un obiettivo, un’idea – dice – Ma la montagna ti mostra sempre qualcosa di nuovo. Le condizioni e il tempo ti indicano esattamente l’unica via possibile per te. L’intera parete nord è così complessa e così difficile. Vedremo.”

Per Huber, si tratta della terza spedizione al Latok I in quattro anni, dopo quelle del 2015 e del 2016: “non ho mai veramente fallito su Latok I, perché è sempre andata male prima di iniziare. Non ho ancora utilizzato la mia piccozza una sola volta sul Latok I. Se avrò la possibilità di fare un tentativo serio e il Latok I mi dimostrerà che è troppo difficile per me, farò pace con questa montagna.”