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13 Luglio 2012

Storie

The making of a photo: Ferrata Vidi

The Making of: Ferrata Vidi | 2012©AlbertoBregani | Click to enlarge

Una delle domande che mi vengono rivolte con più frequenza è relativa al making of… di una fotografia: oltre alla location naturalmente mi vengono chiesti dati di scatto, filtri, macchina e bla bla bla. Tante sono le volte che questo avviene che ora, questi dati, li pubblico direttamente, cosi almeno una parte della risposta viene soddisfatta. E’ giusto, sia chiaro. Sono io il primo che per molto tempo ha posto queste domande salvo poi mollare il colpo perchè ritengo che una volta presa padronanza dei propri mezzi, sia tecnici (gestione luce, composizione) che creativi (visione, interpretazione), si debba guardare avanti e decidere con la propria testa: e’ il primo fondamentale passo per creare un proprio – e si spera riconoscibile – stile. Inoltre sono fermamente convinto che data una situazione e rivelati i dati nessuno possa ripetere quella tal foto o situazione, sia per questioni tecniche, capacità di ognuno, situazioni contingenti legati al meteo. La Natura stessa si modifica in continuazione, modificando così quanto fotografato anche un solo secondo prima, tanto da rendere irripetibile ogni scatto. Può darsi che quello dopo sarà uno scatto più bello o più brutto, più emozionante o meno incisivo. Ma quello scatto originale sarà per l’eternità ( e per fortuna…). Credo infine, e concludo questa premessa, che sia giusto condividere le proprie esperienze senza paura alcuna che qualcuno possa “rubare” nulla: la fotografia è dentro di noi , non certamente dentro qualche dato tecnico freddamente riportato su un foglio. Condividere dunque quanto si conosce è altrettanto bello e interessante quanto lo stesso fotografare; dove non c’è condivisione non ci potrà essere crescita. Per nessuno.

Ciò detto, l’occasione di questo post viene da una delle ultime foto pubblicate in giro per i miei soliti posti (500px, flickr, facebook etc..) ovvero PietraGrande che ritrae, appunto, l’imponente, maestosa Pietra Grande nel gruppo delle Dolomiti di Brenta, catena settentrionale. In questa foto, sulla sinistra/basso, si vede perfettamente la prima parte del sentiero di avvicinamento alla partenza del Sentiero Vidi, chiamata anche Ferrata Vidi, tra le più panoramiche e semplici ferrate del Gruppo. Ebbene, proprio da questo sentiero è stata scattata una delle mie più famose fotografie – attualmente utilizzata da Marzadro per la pubblicità nel catalogo ufficiale de “I Suoni delle Dolomiti” – che molti di voi ben conoscono con il titolo proprio “Sentiero Vidi” o, in alternativa internazionale, “Backlights & Clouds“. Oltre ai dati tecnici già descritti in lungo e in largo (Yashica Mat124G biottica 6×6, kodak TX400 e filtro giallo medio) nel doppio montaggio che vedete qui riportato, ho indicato nella foto di sinistra, con un cerchietto arancio, il punto da dove ho scattato, la linea con freccia rappresenta la direzione, il cerchietto verde il posizionamento del mio amico Alessandro che quel giorno era con me, e il riquadro rosso ricrea un po’ la mia area visiva nel pozzetto della Yashica riportata poi nel fotogramma. Nella foto di destra ho poi riportato più o meno le stesse “coordinate” e in trasparenza arancione ancora il mio punto di visione e di inquadratura. Et voilà il gioco è fatto 🙂 Ho poi anche aggiunto, per la cronaca, una linea tratteggiata gialla per far capire dove il sentiero continua ovvero una cengia lungo la parete che vedete, fino poi a girare dietro e salire lungo delle roccette facili facili e camminabili (ma in sicurezza da sentiero EEA: Escursionisti Esperti e Attrezzati) che porteranno in breve esattamente sopra al riquadro rosso per regalare una visione ecccezionale su tutto il gruppo del Brenta e poi ancora oltre lungo tutta la ferrata.

Nel caso che qualcuno di voi passasse da quelle parti (Campiglio) e volesse avventurarsi fino al Passo del Grosté da dove parte il sentiero ( ci si arriva comodi davanti con la cabinovia) potrà rivivere la stessa inquadratura e magari portare a casa una foto d’effetto. Fino al punto di scatto ci si arriva relativamente facili, se non qualche ansimata se non si è abituati a camminare in quota, e ovviamente con le scarpe adatte. Lascio comunque ad ognuno la valutazione personale diretta una volta raggiunto il Passo. Non voglio convincere nessuno a seguire le mie tracce. Da lì in poi però (linea tratteggiata gialla) si tratta di ferrata e quindi non si scherza più e le cose vanno fatte seriamente con tutte le precauzioni che ciò comporta. Spero di essere stato chiaro.

Ok, mi auguro che questo “giochino” sia stato interessante per capire quanto la composizione e il punto di inquadratura giusti possano fare per “centrare” una fotografia oltre ovviamente alle condizioni di luce, di nuvole etc etc. Questo è il primo making of di una serie che potrei già mettere in fila in modo, va da sé, più ampio e tecnico se vogliamo: ho infatti sorvolato su molti altri aspetti che potrebbero risultare utili. Ma non lo farò certo ora, non è questo né il luogo né il momento. Prima portiamo a casa il libro in uscita (non dimenticatevi di prenotarlo!) e poi, magari, penseremo a un secondo più tecnico e più direttamente dedicato a chi vuole approfondire questi discorsi. Che ne dite? Piaciuta la cosa? Per ora un caro saluto e a presto. CIAO! 🙂