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17 Luglio 2012

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VALANGA SUL MONTE BIANCO Kammerlander: "Non esiste rischio zero"

“L’incidente sul Monte Bianco è stato una tragica fatalità. In alta montagna non esiste ‘rischio zero’, ma una disgrazia di queste proporzioni lascia davvero senza parole”.

L’altoatesino Hans Kammerlander, uno dei massimi alpinisti a livello mondiale, non ha dubbi e così commenta la tragedia avvenuta giovedì mattina sul Massicio del Monte Bianco alle pendici del Mount Maudit: 28 alpinisti travolti, 9 morti e 11 feriti.

La valanga era imprevedibile. “La stagione era quella giusta, l’ora era quella giusta e di sicuro si è trattato di alpinisti esperti che sapevano valutare i pericoli”.

Kammerlander, il primo uomo a essere sceso con gli sci dall’Everest e il primo ad aver scalato i cosiddetti Seven Second Summits (le seconde cime di ogni continente), continuta: “è troppo facile dare un giudizio trovandosi a valle. So cosa significa doversi confrontare con certi opinionisti e tuttologi che con i loro giudizi possono uccidere”.

L’altoatesino conosce il Monte Bianco e i suoi pericoli. “Le montagne di ghiaccio sono molto più insidiose di quelle di roccia. Il ghiaccio è infatti in continuo movimento e la caduta di seracchi, che sembra essere stata la causa della valanga, è assolutamente imprevedibile”, spiega. “Il rischio che si stacchi una valanga di neve – aggiunge – aumenta durante le ore diurne con l’innalzamento della temperatura. Per questo gli alpinisti iniziano la scalata ancora di notte, per trovarsi nuovamente al sicuro quando il sole scalda il manto nevoso”.

“Evidentemente gli alpinisti sul Monte Bianco hanno osservato questa regola, visto che la disgrazia si è verificata poco dopo l’alba”, afferma Kammerlander. “Quando si stacca un seracco – mette in chiaro – non ci sono vie di fuga. La forza e le dimensioni del distacco di ghiaccio sono enormi”.

L’alpinista, che ha compiuto molte imprese su ottomila, precisa che seracchi “si possono staccare in qualsiasi momento, di giorno come di notte. L’unica cosa che si può fare è attraversare le zone di pericolo il più presto possibile”.

Kammerlander è convinto che le cordate e le loro guide avevano valutato eventuali rischi, come vento in quota e neve fresca. “È stata – conclude – una tragica fatalità. la valanga è scesa proprio nel momento in cui un numero così elevato di alpinisti stava attraversando la zona. Qualche minuto prima o dopo e nessuno si sarebbe neanche accorto del distacco. È purtroppo un rischio che noi alpinisti non possiamo mai escludere del tutto” (Fonte: www.tio.ch).

Il racconto dei dispersi

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