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16 Aprile 2012

Vino · Abruzzo · Capestrano · Cerasuolo · Complessità olfattiva · Fermentazione spontanea · funghi · Gran Sasso · Leonardo Pizzolo · Lieviti · Luciana Biondo · Majella · montagna · Montepulciano · Müller Thurgau · Parco naturale · Pasteur · popoli · San Calisto · Sant'Eusanio · Sirente-Velino · Trebbiano · Valle Reale

I Vini di Valle Reale: acidita’, mineralita’ e tanto altro ancora

-Ti piace?-

Certo che mi piace!
Ci sono tutte le premesse perché mi piaccia.
Quelle razionali. E quelle emotive.
E poi c’è il territorio. Che già da solo convince.
L’Abruzzo. Quello di montagna. Quello che più amo. Quello tra il Gran Sasso (2419 m slm) e la Majella (2795 m slm).
L’Abruzzo di tre Parchi Naturali. Gran Sasso. Majella. E Sirente Velino.
L’Abruzzo di una delle zone più fredde d’Italia.
L’Abruzzo di Valle Reale.
L’Abruzzo di un’azienda agricola che in pochissimi anni si é fatta conoscere per la qualità dei suoi vini.
Vini con una grande complessità olfattiva, caratterizzati da una forte acidità.
Vini che stanno maturando sempre più stilisticamente.
Vini che stanno seguendo la filosofia dei lieviti, funghi naturalmente presenti in natura nelle zone ricche di vegetazione.
Vini che si producono attraverso l’antica arte della fermentazione spontanea.
Arte discussa. Dibattuta.
Con o senza? è la domanda che ci si pone.
Molti ritengono che la fermentazione spontanea consenta di produrre vini di maggiore complessità e qualità rispetto ad una fermentazione condotta con lieviti selezionati.
Altri, invece, pensano che l’uso di fermenti selezionati consenta di evitare potenziali effetti indesiderabili del vino.
Difficile schierarsi. 

Io, forse per semplificare, preferisco pensare che avesse ragione Pasteur, quando, nel 1876, dichiarò che il gusto e le proprietà di un vino dipendono in larga misura dalla natura dei lieviti operanti in fermentazione.
E ci si può forse dimenticare di Müller Thurgau che raccomandava l’uso di colture di lieviti selezionati per la produzione di vini di qualità?

Ok, mi sono convinta.

E allora voglio approfondire l’argomento.
E per fare diventare quel mio
Certo che mi piace! iniziale in un
Certo che mi stra piace!  finale
decido di andare (fisicamente) a Valle Reale.
E di parlare con chi questi vini li fa.
Parlo con Leonardo Pizzolo.
E con Luciana Biondo.
E visto che so di non sapere, ammetto la mia ignoranza in materia.
E chiedo loro di spiegarmi tutto nel modo più semplice possibile.
E loro lo fanno.

In natura i lieviti si muovono nell’aria, all’altezza del terreno, e sono trasportati dal vento. La vigna li “cattura” e li trattiene nella cuticola dell’acino.
Questi stessi lieviti, dopo la vendemmia, durante la pigiatura, entrano in contatto con la polpa ricca di sostanze zuccherine. In questo modo si attiva la fermentazione alcolica che trasforma lo zucchero in alcol.
E qui il lievito diventa il protagonista assoluto.
Perché caratterizza il prodotto finale. Determinando gran parte del profilo organolettico del vino.
Oggi, purtroppo, pochissime aziende sono in grado di lavorare utilizzando esclusivamente i lieviti indigeni perché l’inquinamento ed i trattamenti che la vegetazione subisce (direttamente o indirettamente) uccidono questi funghi.
Si parla non solo di vigneto ma anche di vegetazione circostante perché le piante concorrono ad aumentare il patrimonio dei lieviti indigeni.
Come tutte le cose, ci sono i lieviti “buoni” e quelli meno “buoni”. E bisogna scegliere.
Proprio per questo, prima della vendemmia, si raccolgono le uve in particolari posizioni del vigneto e si attiva la fermentazione alcolica in piccoli contenitori.
Dopo la vendemmia, prima della partenza naturale della fermentazione, si inocula il lievito prescelto. Questo lievito, attivandosi per primo, inibisce gli altri presenti nel mosto e caratterizza la vasca.
Ma non è finita.
Infatti si preparano diverse masse di vino ognuna con un inoculo differente scelto tra i migliori sul piano olfattivo e tecnico.
Ora può iniziare la fermentazione. In modo naturale. Senza controllo termico. Per diversi giorni. Con il rischio di arresti e ripartenze fermentative.
Ma se il risultato è questo fantastico prodotto allora il gioco vale la candela.

Mentre sorseggio il Trebbiano, Leonardo e Luciana mi raccontano che producono anche un Montepulciano e un Cerasuolo d’Abruzzo.
E 7 Cru.
Ed ora ci focalizziamo su questi.

Vigna di Capestrano Trebbiano d’Abruzzo
E’ il primo vigneto nel quale nel 2007 Valle Reale ha portato a termine la fermentazione spontanea. E’ una piccola parcella della vigna che si trova in corrispondenza di uno stagno ricco di vegetazione e confinante con l’antica proprietà dei frati francescani a Capestrano.
Furono proprio questi monaci ad iniziare la produzione del trebbaino a fermentazione spontanea a partire dal 1400.
L’ambiente incontaminato attraversato dalle acque tiepide del Tirino (il fiume più pulito d’Italia), conserva un patrimonio di lieviti irripetibile in grado di trasmettere al vino una personalità straordinaria.
E’ un vino che fermenta in acciaio e rimane più di un anno a contatto con i suoi lieviti.
E’ un vino longevo. Dopo un affinamento in bottiglia di diversi anni esprime una fortissima individualità olfattiva. Al naso, e poi in bocca, liquirizia e pietra focaia.

Vigna di Popoli Trebbiano d’Abruzzo
Nel 2010 si decide di provare la stessa tecnica a Popoli.
Il vigneto prescelto è un ettaro attiguo alla cantina al confine fra un bosco di querce e il vigneto di Montepulciano.
La vegetazione, e quindi il patrimonio dei lieviti, è quella tipica delle zone montane della Maiella, ancora incontaminata grazie alla normativa specifica che tutela la salubrità delle acque della sorgente, che giace sotto al vigneto.
E’ il Trebbiano del freddo. Un vino etremo per acidità sostenue, sentori agrumati, mineralità, freschezza e sapidità.
Dell’annata 2010 ce ne sono solo 3000 bottiglie.

Vigneto Sant’Eusanio Montepulciano d’Abruzzo
Il vigneto di sant’Eusanio è un piccolo giardino di vigne in mezzo ai boschi, situato nella zona più alta e più fredda di Popoli (497 metri sul livello del mare).
Il terreno in questa zona è quasi completamente composto da sassi e l’escursione termica tra il giorno e la notte è al limite per la maturazione del Montepulciano.
Le piante sono state messe a dimora nella primavera del 2002, con un sesto di impianto di 6670 ceppi a ettaro non irriguo per indurre le vigne a sviluppare apparati radicali molto profondi.
Espressione estrema del Montepulciano di montagna.
Unico per acidità, freschezza e profumi di frutta rossa fragrante.
E per la sua struttura equilibrata e persistente.

Vigneto Sant’Eusanio Cerasuolo d’Abruzzo PM
Il vigneto Sant’Eusanio per le sue caratteristiche di altitudine e di sbalzo termico è il prodotto dell’azienda che meglio rappresenta il terroir di quota.
Cerasuolo importante. Cerasuolo di tradizione.
Ottenuto da uve vendemmiate nella tarda mattinata, vinificate in rosato con una macerazione di 3 ore a contatto con le bucce.
La fermentazione alcolica avviene spontaneamente e senza controllo termico facendo tesoro dei lieviti presenti nel bosco.
Complessità olfattiva. E struttura importante.

Vigneto Sant’Eusanio Cerasuolo d’Abruzzo AM
Austerità sovversiva. Ed enfatizzazione estrema del terroir.
Legate alla delicatezza dei profumi. E ad un’eleganza che si fa ricordare.
Vino ottenuto vendemmiando le uve alle 4 del mattino, quando le rigide notti autunnali raffreddano l’uva che viene raccolta alla temperatura di 4 gradi.
Incisivi i profumi di fiori e di piccoli frutti.

Vigneto di Popoli Montepulciano d’Abruzzo
Questo Montepulciano nasce nel vigneto più antico dell’azienda.
Vigne selvatiche con più di 50 anni.
Vigne impiantate in un terreno sassoso, con poca argilla.
Dal mattino, fino a sera, questa zona è interessata da una costante ventilazione durante tutto il periodo estivo.
Ventilazione che assicura la sanità dei grappoli durante tutta la fase di maturazione.
Vino di colore rosso rubino.
Molto intenso.
Al naso grafite e mora catturano.
In bocca morbido, avvolgente, lunghissimo.

Vigneto San Calisto Montepulciano d’Abruzzo
Vino importante.
Vino delle annate migliori.
Vino prodotto nell’antico vigneto di Valle Reale. Dove il terreno è estremamente ricco di scheletro e le piante selvatiche di Montepulciano�
hanno sviluppato negli anni apparati radicali straordinari.
Vino con livelli altissimi di acidità. Vino, per questo, da lungo affinamento in bottiglia.
Al naso complesso. Avvolgente. Pulito.
Spezie. Nota balsamica. E frutta.
Bellissima la chiusura minerale.

Il consiglio: avere un po’ di pazienza. Acquistare questi vini. E berseli tra qualche hanno.

Foto © Ovidio Caruso

Valle Reale
Località San Calisto
Popoli Pescara
Tel. 085 9871039
www.vallereale.it

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