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9 Ottobre 2020

Running · Sky Running · Resto del Mondo

Venticinque anni fa si correva in Tibet la più alta (sky) marathon del mondo

Matt Carpenter verso la vittoria della maratona più alta al mondo, Tanggu La, Tibet, 1995. Foto: ©FSA

Fu un evento unico e irripetibile

Organizzata nell’ambito della “Sky’s the Limit Series” dai fondatori dello skyrunning, la corsa più alta del mondo si svolse nell’ottobre 1995 in una delle zone più spettacolari della terra, l’altopiano tibetano, a un’altitudine di 5.200 metri.

La “Fila Tibet TopMarathon” a Tanggu La, fu l’ultima corsa-test sulla classica distanza della maratona,  42,195 km, dove ovviamente l’aria sottile giocò un ruolo importante nelle prestazioni di alcuni dei migliori skyrunner mondiali dell’epoca. Il vincitore fu l’americano Matt Carpenter che chiuse la gara con un tempo impressionante 3h22’25″ diventando l’uomo più veloce della terra – in quota.

Matt Carpenter, l’uomo più veloce della terra, in quota. Fila Top Marathon , Tanggu La, Tibet, 1995. Foto: ©FSA

Il secondo e il terzo classificato, rispettivamente l’americano Robb Reece e lo spagnolo Josep Olle Sanchez, in un adrenalinico sprint finale chiusero a soli quattro secondi di distanza, a dieci minuti dal vincitore. Gli italiani Bruno Brunod, che aveva appena stabilito il record del Cervino, e Fabio Meraldi, detentore dei record di Courmayeur-Mont Blanc e Monte Rosa, terminarono la gara  rispettivamente quarto e quinto seguiti da Giovanni Martino e Matteo Pellin.

Tutti e sette gli skyrunner maschi chiusero la corsa in meno di quattro ore.

Matt Carpenter durante i test al laboratorio scientifico CNR a 5050 m di quota. Tibet, 1995. Foto: ©FSA

L’incredibile risultato del team Fila fu pianificato nei dettagli nell’ambito del Peak Performance Project ideato dal fondatore dello skyrunning Marino Giacometti, per studiare i limiti assoluti di resistenza dell’uomo in alta quota, il primo progetto nel suo genere.

Il team si  preparò per l’evento dopo una permanenza di tre settimane in un laboratorio scientifico in Nepal, la Piramide CNR italiana a 5.050m vicino al campo base dell’Everest. Qui gli atleti  furono sottoposti a una serie di test fisiologici e psicologici effettuati dai ricercatori del PPP guidati dal dott. Giulio Sergio Roi. I dati raccolti servirono per prepararli alla prova finale. A 5.000 m di altitudine la pressione dell’aria viene ridotta del 45%, influendo sulla velocità di corsa “normale” di un atleta. Il test rivelò che, dopo un’adeguata acclimatazione e allenamento,  la velocità di un atleta si riduce del 38% rispetto al livello del mare.

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