MENU

13 Marzo 2018

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Resto del Mondo

Ama Dablam. Il “Cervino dell’Himalaya” fu conquistato il 13 marzo di 57 anni fa

Ama Dablam. Fonte: wikipedia.org

Dicono dell’Ama Dablam (6.818 m) che sia una montagna elegante e dalla forma perfetta, ma la spedizione che la conquistò per la prima volta non si innamorò subito di lei. Ecco come andarono le cose

La vetta dell’Ama Dablam (6.812 m),  montagna dalla forma piramidale considerata una delle più belle dell’Himalaya, fu conquistata per la prima volta esattamente 57 anni fa, il 13 marzo, dai neozelandesi Mike Gill e Wally Romanes, l’americano Barry Bishop e l’inglese Mike Ward, che raggiunsero la cima dalla cresta Sud-Ovest. Erano ben acclimatati, poichè erano rimasti in quota a 5800 metri  per mesi, impegnati nella spedizione scientifica Silver Hut del 1960-61, guidata da Sir Edmund Hillary.

Per la sua forma slanciata, l’Ama Dablam è soprannominata il Cervino dell’Himalaya, anche se  si scosta dal suo parente europeo di oltre duemila metri. Accoglie le spedizioni nella valle del Khumbu ma poi  vede gli alpinisti allontanarsi verso  la lunga strada per l’Everest, perchè attratti dal “tetto del mondo”.

Il primo tentativo di salita fu compiuto da un gruppo di inglesi e italiani guidati da Alfred Gregory nell’autunno del 1958 che abbandonò l’impresa in prossimità dei  6.000 metri a causa delle difficoltà tecniche e del freddo della parete sud-ovest. Il secondo tentativo fu nel maggio 1959, quando una spedizione britannica attraversò lo sperone nord-orientale. Purtroppo, in prossimità della vetta, dopo aver raggiunto quota 6.400 metri, gli alpinisti Michael Harris e George Fraser scomparvero.

Il gruppo di alpinisti che conquistò la vetta era lì per altro

Era il 1961. Un gruppo di alpinisti era impegnato  sulla montagna per lavorare ad un progetto scientifico.

Capo del team: Sir Edmund Hillary, il famoso alpinista che aveva conquistato l’Everest per la prima volta con Tenzing Norgay alcuni anni prima.

Aprirono una via di misto (ghiaccio e roccia), in inverno

In inverno, ai piedi dell’Ama Dablam  il gruppo di medici e alpinisti alloggiava in un rifugio  in alluminio, battezzato Silver, che era stato trasportato a pezzi per l’occasione e che fungeva anche come laboratorio. Il compito del gruppo era quello di condurre test fisiologici per determinare gli effetti dell’altitudine sul corpo umano, così per un po’ hanno osservato il comportamento dei polmoni e del cuore, finché un giorno si presentò al campo un nepalese di 35 anni, Man Bahadur che aveva intrapreso un pellegrinaggio religioso verso le montagne.

“Indossava solo vestiti di cotone e un grande turbante. Il gruppo insistette per farlo scendere al sicuro e al caldo, ma l’uomo ignorò il consiglio. Dormì accanto al rifugio Silver per quattro notti, resistendo a temperature fino a -15 ° C senza la protezione di scarpe, guanti o un riparo. – riportò un articolo dell’ Alpine Journal in occasione del 50 ° anniversario della prima salita  all’ Ama Dablam.  Sorpresi, i ricercatori lo  ingaggiarono per le loro ricerche e sperimentazioni.”

E mentre stavano lavorando al progetto, la bella montagna attirò l’attenzione di di Mike Gill, Wally Romanes, Barry Bishop e Mike Ward anche sotto il profilo alpinistico. Dopo diverse settimane di lavoro scalarono la cresta sud-occidentale e aprirono,  in inverno, una via di misto (ghiaccio e roccia).

Quando Hillary atterrò in Nepal fu minacciato di espulsione con i suoi compagni

La notizia della conquista arrivò inaspettata a Kathmandu  e infastidì il governo nepalese. Un sistema di permessi alpinistici obbligatori era appena stato approvato e la salita dell’Ama Dablam non aveva seguito la prassi corretta. È vero che gli alpinisti avevano un’autorizzazione per l’intera regione del Mingbo, ma la montagna aveva bisogno di uno specifico permesso per essere scalata, anche se si trovava in quella zona. Come punizione, le autorità minacciarono di annullare il permesso di salita al successivo obiettivo della squadra, il Makalu, e questo irritò molto Edmund Hillary. Lui non era in Nepal durante i test e la salita all’Ama Dablam (si trovava in America per delle conferenze), ma il suo nome era comunque legato al progetto. Quando atterrò nel paese per andare al Makalu, fu minacciato di espulsione con i suoi compagni e dovette passare diversi giorni per risolvere il problema. Alla fine, la questione si chiuse con molti rimproveri ricevuti da un ufficio all’altro e con una multa di 60 dollari. La spedizione al Makalu non andò a buon fine, ma la squadra ritornò a casa con tre risultati importanti: la conquista della montagna più bella dell’Himalaya, la prima invernale e le osservazioni in quota fatte sul campo , che servirono come base per i piani di acclimatazione dei decenni successivi. (Fonte)