MENU

16 Dicembre 2019

ISLANDA: esplorazioni e canyoning

Cari amici,
esistono temi e motivi: ciò di cui parliamo e il come lo rappresentiamo. Ritorniamo a parlare di Canyoning, il tema di questa intervista, con un motivo particolare, un luogo che così tanto mi è caro, e cioé l’Islanda. Nell’ottica di visionare un po’ di posti meravigliosi intorno al mondo, per mostrare davvero quali sorprese possa riservarci l’universo del torrentismo, vorrei iniziare a chiedere all’esperto Andrea Forni, di discorrere in poche domande di quelle che sono state le tante spedizioni e i viaggi intorno a questo nostro immenso e magico pianeta. Avevamo parlato con Andrea a proposito del torrente più difficile al mondo, in Nepal. Oggi direi di aggiungere un altro tassellino!

Ho scelto come prima tappa l’Islanda perché è una terra che conosco e in cui ho lavorato per qualche anno come guida e come tour leader, della quale ho comunque potuto scoprire un aspetto davvero insolito in questo breve scambio.

Com’è nata questa idea?
Il progetto esplorativo islandese è nato quasi per caso: nel 2016 un paio di amici si sono recati in Islanda per turismo e girando l’isola del ghiaccio e del fuoco si sono resi conto di quanto fosse ricca d’acqua e quindi di possibili percorsi torrentistici. Una volta tornati in italia, dopo aver visionato diverso materiale fotografico, si è cominciato a discutere della reale fattibilità del progetto.

Perché Islanda?
Abbiamo deciso di concentrarci sull’Islanda anche perchè ci siamo resi conto che praticamente nulla era stato esplorato se non alcuni piccoli percorsi nei pressi della capitale che alcune guide percorrevano con i clienti in una sorta di randoné acquatiche. L’idea di essere i primi a importare il Torrentismo, di un certo livello, in terra Islandese era molto allettante.

Com’è il canyoning in Iceland?
La terra d’islanda è piena di contraddizioni: la morfologia del terreno cambia molto nelle diverse regioni, ma a volte anche nella stessa discesa si possono trovare due “litologie” differenti che possono modificare anche di molto lo stile del percorso. Prevalentemente sono canyon dall’andamento verticale, in ambiente maestoso a tratti “inforrato”, molto panoramici con scorci sui fiordi molto caratteristici, avvicinamenti non troppo complicati, vista la completa assenza di alberi, tra pascoli e balze rocciose.
L’Islanda è una terra letteralmente impregnata d’acqua, in ogni dove vi sono rigagnoli che nascono dal nulla e scendono verso valle, immensi ghiacciai dominano le montagne scendendo fino al mare, l’oceano la circonda, l’acqua in tutte le sue forme la caratterizza; a volte ho avuto l’impressione che la terra d’Islanda fluttuasse letteralmente sull’acqua.

Quando avete affrontato questa “sfida”?
Il progetto organizzativo è partito nel ottobre del 2016, la spedizione esplorativa si è svolta nel mese di agosto 2017, con una durata operativa di 16 giorni.
Il team composto da 8 Italiani, 7 uomini e una donna, si è diviso in due squadre. La prima, composta da 3 persone, è partita via terra con un fuoristrada, trasportando tutti i materiali pesanti e ingombranti per la realizzazione del campo base tendato, circa una settimana prima della seconda squadra. In 3 giorni ha raggiunto il nord della Danimarca dove ha preso un traghetto fino alle isole Faroe, qui ha trascorso 3 giorni ed esplorato il primo canyon della spedizione oltre al primo e unico canyon Danese!
Giunti in terra Islandese ha allestito parte del campo tendato e impiegato 3 giorni in prospezione sul posto anche con l’ausilio di un drone per verificare i possibili percorsi precedentemente individuati con l’ausilio di supporti informatici come google earth e open map.
Appena anche la restante parte del team si è unita alla avanscoperta si è partiti con le esplorazioni.
Alla fine dalla spedizione sono stati esplorati 9 canyon Islandesi ed uno Danese per un totale di 10 nuovi percorsi aprendo così, a tutti gli effetti, il canyoning in terra islandese.

Che esplorazioni avete vissuto in Islanda?
Nonostante l’Islanda sia un paese abbastanza evoluto non è presente nessun tipo di soccorso alpino o in ambiente ostile, solo i pompieri si occupano di piccoli interventi, ma soprattutto il torrentismo non è conosciuto in alcun modo! Questo comporta il fattore psicologico di essere soli e di non poter ricevere aiuti dall’esterno in caso di difficoltà! Questa è una componente che è assolutamente necessario tenere bene a mente e considerare sempre in tutte le fasi esplorative.
Noi ci siamo concentrati sulla regione dei fiordi nord est dell’isola: questa parte dalle prospezioni geografiche fatte in fase preparatoria, è sembrata una zona molto promettente e così è stato infatti, ma non è la sola area geografica islandese che ha caratteristiche giuste per il torrentismo, come già accennato la “litologia” e “ligrologia” si modificano molto nelle varie regioni e, anche considerando il giro turistico effettuato dopo la spedizione, sicuramente l’Islanda è terra che può ancora regalare molto in termini di esplorazioni torrentistiche.

Avete in mente di tornare ad aprire?
Diciamo che la voglia c’è ed è tanta, ma ci sono innumerevoli altri posti che valgono la pena di essere visitati, esplorati o riscoperti che, dire ora se prima o poi il team Vertical Water si impegnerà in una Canyonig Isaland 2.0, per intenderci, non saprei proprio cosa rispondere: speriamo di avere il tempo per fare anche questo!

Come immaginavo questo dialogo mi ha stimolato una quantità di domande tendenzialmente inesauribile, su questo e su altri luoghi… Quindi seguiranno nuove belle discussioni e interviste, parlando di avventura in giro per il mondo!

Liberi di Vivere!

Christian Roccati
Follow me on FACEBOOKInstagram