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1 Giugno 2017

Alpinismo e Spedizioni · Vertical

Jonathan Griffith: l’elogio all’amico Ueli Steck

Da sinistra: Ueli Steck, Jonathan Griffith e Simone Moro. Fonte: Gazzetta dello Sport

Griffith: “… conoscevo un Ueli differente, un Ueli che solo una manciata di persone qua e là ha avuto il raro privilegio di poter conoscere”

Il fotografo Jonathan Griffith, molto amico dell’alpinista Ueli Steck – morto ad aprile precipitando dal Nuptse – in occasione della commemorazione funebre a Interrlaken, in Svizzera, ha letto il suo elogio per Ueli, in cui non ha parlato dei record e delle scalate di Steck, ma dell’uomo e dell’amico.

Il testo integrale, tradotto in italiano da Luca Calvi, è stato pubblicato su La Gazzetta dello Sport. Vi proponiamo la parte iniziale:

30 maggio 2017. Proprio oggi è passato un mese da quando Ueli Steck se ne è andato. Io mandavo il mio estremo saluto mentre uno sparuto gruppo di noi si era raccolto su una cresta presso il monastero di Tengboche, al vento, ad osservare il suo spirito che veniva lasciato libero di fluire nel Khumbu mentre la pira funeraria consumava il suo corpo. Sono molto grato per tutti i messaggi pronunciati o scritti dalla gente, era un uomo che aveva colpito la vita di molte persone. Ho anche avuto tempo per riflettere su questa storia, su come siano stati gli ultimi anni della sua vita e cosa questo ci dovrebbe insegnare. Ho pensato molto a come la caccia alle streghe, in parte capitanata da un certo scalatore francese di punta, sia addirittura arrivata ad usare i “Piolet d’Or” per rafforzare gli attacchi nei suoi confronti mentre lui era sulla montagna. Ho pensato a quanto ciò debba aver influito su di lui e sulle decisioni che doveva prendere. Una Giuria scelta di persone delle quali nessuna conosceva davvero Ueli o aveva mai scalato con lui, una condanna già scritta per la reputazione di un uomo. Una mossa da codardi, Giudice, Giurati e Boia a dirigere in mezzo al pubblico. Mi sono chiesto se adesso le cose sarebbero andate altrimenti, se a determinare il modo di trattare le persone non fosse sopraggiunta la gelosia. La caccia alle streghe non ha mai un lieto fine. Questa, però, è un’altra storia, per altri momenti. Gli ultimi anni della vita di Ueli sono qualcosa da cui apprendere e da descrivere con le parole in modo corretto, con maggior tempo. Per ora dico di sentirmi onorato di aver potuto dire qualche parola su Ueli una settimana fa, in una sala concerti piena di estimatori per la cerimonia di commemorazione pubblica in suo onore. E’ stato bello vedere così tanta gente di ogni estrazione sociale fare tutti quei chilometri per tributargli l’ultimo saluto. Lui continua a vivere.

Ueli Steck (1976-2017). Nelle settimane che verranno molto sarà scritto su Ueli, un uomo che ha ispirato intere generazioni e che ha portato a termine più exploit alpinistici di chiunque altro prima di lui. Io, però, conoscevo un Ueli differente, un Ueli che solo una manciata di persone qua e là ha avuto il raro privilegio di poter conoscere. Ueli, l’essere umano, Ueli la persona. Non ci può essere onore più grande che sentirsi chiedere di pronunciare qualche parola su Ueli alla sua cerimonia di commemorazione pubblica, ma in questi momenti finali del rito alla sua memoria vorrei salutarvi ricordandovi che Ueli era un essere umano come voi e come me. Come fare, però, per riassumervi una vita come quella di Ueli in una sola decina di minuti, come si può rendergli giustizia come persona? E’ cosa facile condensare la sua carriera di scalatore in numeri e statistiche, ma per me Ueli non era uno scalatore famoso: no, per me era come un fratello e uno dei miei più cari amici. La prima volta che incontrai Ueli fu nove anni fa. Ero agli inizi della mia carriera come fotografo di scalate in montagna ed avevo osato inviare una mail a Ueli per chiedergli di fare qualche foto. A dire il vero non mi aspettavo una risposta, il tutto avveniva proprio all’inizio della (sua) Trilogia delle pareti Nord delle Alpi e lui era un uomo molto occupato, costantemente sotto i riflettori dei media, mentre io ero un perfetto nessuno nel mondo degli scalatori. Per mia grande sorpresa, invece, mi rispose…

CONTINUA LA LETTURA DELL’ELOGIO DI GRIFFITH A STECK