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20 Dicembre 2018

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Resto del Mondo

Le quattro vie contemplate per il prossimo tentativo invernale sul K2

K2. Fonte: internet

La  prima salita invernale del K2 (8.611 m) sarà il l’obiettivo di due spedizioni. Ma quale via sceglieranno le cordate?

Quella che potrebbe diventare la prima salita invernale del K2 della storia (8.611 m), sarà senz’altro l’avventura più seguita dagli appassionati di alpinismo, nei prossimi mesi. Tra  meno di 15 giorni,  due grandi spedizioni giungeranno in Pakistan e in meno di un mese installeranno il campo base del K2 per tentare di raggiungere la vetta prima del 20 marzo 2019, la data di inizio della primavera.

Ma quale via sceglieranno le cordate per raggiungere  la vetta?

Dopo aver scartato quella basca o via Cesen, sembra che la prima opzione possibile sia lo Sperone degli Abruzzi, anche se Alex Txikon avrebbe indicato la cresta Sud-Ovest e Denis Urubko, lo scorso anno, la parete Est.

I protagonisti

Da un lato,  ci sono Vassili Pivtsov e Artem Braun, che guidano un team di 10 alpinisti provenienti da Russia, Kazakistan e Kirghizistan. Dall’altro, Álex Txikon, a capo di un gruppo di 9 scalatori, di nazionalità spagnola, nepalese e polacca.

Una delle chiavi di successo, sarà il rapporto tra le due spedizioni, che potrebbero opererare congiuntamente,  formando una cordata di 19 scalatori con un obiettivo comune, anzichè due squadre  in competizione per aggiudicarsi l’ambito trofeo, la prima invernale del secondo ottomila più alto del pianeta.

K2: le quattro vie menzionate per l’invernale 2019

Ma quale  sarà la via seguita per tentare di raggiungere la vetta dell’ottomila pakistano?

Sono stati menzionati quattro itinerari. Di seguito, ecco queste quattro vie e la loro storia.

La scartata via Basca/Cesen

E’ una variante dello Sperone degli Abruzzi, a cui si ricongiunge. È forse la via più sicura in quanto evita il primo grande ostacolo dello Sperone Abruzzi, la “Piramide Nera”.

La via segue la cresta Sud-SudEst fino alla spalla (7.600 m), che si collega con lo sperone degli Abruzzi. Fu tentata nel 1981 da una spedizione franco-tedesca  (Jean Afanassieff, Yannick Seigneur, Reinhard Karl e Hans Martin Götz) e nel 1983 da una americana (Doug Scott, Andy Parkin, Roger Baxter-Jones e Jean Afanassieff), ma entrambe si ritirarono poco prima di raggiungere la spalla.

Nel 1986, Tomo Cesen la scalò per la prima volta in solitaria. È forse la via più sicura in quanto evita il primo grande ostacolo dello Sperone Abruzzi, la Piramide Nera.

Oggi è il secondo percorso più seguito. È una linea più diretta (e quindi più veloce) e con meno pericoli oggettivi rispetto al normale Sperone degli Abruzzi

La sua verticalità e rapidità sembrano i migliori fattori  di cui tener conto per una salita invernale, e sono questi gli elementi che inizialmente hanno fatto orientare la spedizione polacca dell’anno scorso su questa via. Tuttavia, la poca presenza di ghiaccio in inverno provoca la frequente caduta di  rocce rispetto al periodo estivo e la possibilità di frane. Lo scorso anno due polacchi furono colpiti dalle rocce e alla fine Krzysztof Wielicki decise di spostarsi sullo Sperone degli Abruzzi.

Lo Sperone degli Abruzzi, la via normale

Fonte: pakpeaks.com

Lo Sperone degli Abruzzi segue la cresta Sud-Est fino in vetta, attraverso  alcuni passi chiave come il Camino (House Chimney), la Piramide Nera (The Black Pyramid), la Spalla (The Shoulder) o il Collo di bottiglia (The Bottleneck). Deve il suo nome al Duca degli Abruzzi, che nel 1909 guidò un primo tentativo fino a 6.000 metri.

Nonostante sia considerata la “via normale”, è piuttosto difficile e pericolosa. La prima salita di questa via coincide con  prima assoluta del K2, compiuta nel 1954 dalla spedizione italiana guidata da Ardito Desio, che vide in vetta Lino Lacedelli e Achille Compagnoni.

Si tratta di un percorso molto lungo, che espone maggiormente gli scalatori al freddo estremo, all’altitudine e a difficili condizioni meteo per più tempo.

Per il momento, la spedizione russo-kazaka-kirghisa ha  dichiarato di voler scegliere questa via, che sembra anche la più probabile per il team di Álex Txikon.

La cresta Nord-Est (Northeast Ridge), un problema da risolvere

Via lunga e con cornici,  la salita diretta della cresta Nord-Est  è uno dei problemi principali del K2. La piramide sommitale ha resistito a due forti tentativi.

Il primo tentativo risale al 1902 e fu compiuto dalla spedizione britannica di Oscar Eckenstein e Aleister Crowley, che raggiunse quota 6.500 m. Nel 1976, una grande spedizione polacca guidata da Janusz Kurczab e Tadeusz Laukajtys e altri 17 membri (tra cui Wojciech Kurtyka e Leszek Cichy) lavorò intensamente sulla via. Eugeniusz Chrobak e Wojciech Wroz raggiunsero quota 8.400 m dopo aver superato una barriera di seracchi sopra gli 8000 metri e effettuato una scalata di 60 metri su ghiaccio e roccia liscia fino a 8.250 m. Problemi con l’ossigeno, l’ora tarda (6:00 pm) e l’arrivo del maltempo ne causarono il ritiro.

Nel 1978, una forte spedizione americana ritornò sulla via. John Roskelley e Rick Ridgeway seguirono le orme dei polacchi sulla piramide sommitale, ma un eccesso di neve e  numerose valanghe nei couloir che davano accesso alla vetta li costrinse al ritiro. Dietro di loro, Louis Reichardt, partì dall’ultimo campo con le bombole di ossigeno; se ne liberò durante il percorso a causa di un malfunzionamento, e giunse in vetta senza. Il giorno successivo, il compagno John Roskelley raggiunse a sua volta la vetta, ma partendo direttamente senza bombole già dall’ultimo campo.

Álex Txikon ha indicato questa via (US Route 1978, cresta Nord-Est) come una di quelle possibili per salire in vetta al K2 in inverno. Indubbiamente, la sua posizione, meno esposta ai freddi venti, che in inverno soffiano da ovest, è uno dei principali fattori che favoriscono la scelta della cresta Nord-orientale. Tuttavia, la ripida cresta orizzontale di oltre 1 km di lunghezza,  l’alta difficoltà tecnica tra  i 6.800 e i 6.900 metri e le incognite della piramide sommitale,  le conferiscono  una bassa probabilità di successo, nel periodo più freddo dell’anno.

L’inviolata Parete Est, definita “un suicidio”

Per proteggersi più possibile dai fredi venti che soffiano da ovest, l’ideale  è scegliere una via che corre tra la cresta Nord-Est e lo Sperone (cresta Sud-Est). Tuttavia, quella zona del K2, che corrisponde alla parete Est, è un grosso punto interrogativo Nessuno è mai salito di lì.

Il primo tentativo fu nel 1987,  da parte di una spedizione formata dagli  australiani, Greg Child e Tim Macartney-Snape, gli americani Phil Ershler e Steve Swenson e gli inglesi Doug Scott e Michael Scott, che cercarono di aprire una nuova via  in stile alpino. Si fermarono alla base della parete Est e presto rientrarono, per andarsene da dove erano venuti. Child lo descrisse come uno scenario “da suicidio”.
Il secondo tentativo è stato effettuato lo scorso inverno, da Denis Urubko che esplorò il percorso per un paio di giorni, durante la spedizione polacca.

La parete Est ha tre speroni che confluiscono in un grande ghiacciaio che dà accesso alla piramide. Quel ghiacciaio fu quello che attraversarono i membri della spedizione statunitense del 1978 che aprì la cresta Nord-Est, e rappresenta una costante minaccia, con grandi frane e valanghe di ghiaccio su tutto il pendio.

Denis Urubko è favorevole a questa opzione, poichè il freddo invernale minimizza il rischio di frane e  la minor esposizione ai venti rigidi dell’ovest potrebbe essere il grande vantaggio per riuscire a conquistare il K2 in inverno. Urubko ha in programma di tentarla in due stagioni invernali.

K2. Le principali vie di ascensione aperte sul versante pakistano della montagna: A = Cresta Ovest (West Ridge); B = Parete Ovest (West Face); C = Pilastro Sudovest (Magic Line); D = Parete Sud (Polish Route); E = Sperone Sud-Sudest (SSE Spur); F = Sperone Abruzzi (Abruzzi Spur). Fonte: pakpeaks.com

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