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15 Novembre 2018

Alpinismo e Spedizioni · Vertical

Invernale al K2. Artem Braun: “Ora o mai più”

Artem Braun, organizzatore della spedizione internalzionale invernale al K2. Fonte: RussianClimb

Dopo molte incertezze, la spedizione invernale al K2 è pronta per partire alla volta del Karakorum

I portatori hanno raggiunto il campo base lo scorso fine settimana, le tasse per i permessi preliminari sono state pagate e il team internazionale (russo-kazako-kirghiso) è pronto a partire, a gennaio 2019. Lo ha confermato l’organizzatore della spedizione invernale al K2 2019, Artem Braun.

In questi giorni, Angela Benavides di Explorersweb, ha parlato con Braun. Vi proponiamo l’intervista:

EW: Come stanno andando i preparativi?

AB: Tutti non vedono l’ora di partire. Per quanto riguarda la logistica, beh, ci sono così tante problematiche che ho la sensazione che sia già iniziata la spedizione.

EW: Perché tutti i tentativi invernali di scalare il K2 sono stati infruttuosi? Qualcosa deve essere affrontato in modo diverso?

AB: In inverno, in particolare, molte cose sono determinate dal tempo e dalla fortuna. Diverse volte, i team hanno affrontato la montagna con passione e nella giusta forma fisica, ma tutte le vie verso la cima sono rimaste chiuse.

EW: Adam Bielecki ha recentemente dichiarato che nessuno può superare il K2 in inverno al suo primo tentativo, ma le probabilità aumentano al secondo. Sei d’accordo?

AB: Ripeto: è una questione di tempo e fortuna. Non voglio discutere con Adam, ma il fatto è che personalmente non ho mai tentato l’invernale al K2 prima d’ora. Per contro, un membro del team sarà alla sua settima presenza (!) sulla montagna, quindi quali saranno le nostre possibilità?

EW: Intendi fare qualcosa di diverso rispetto al tentativo polacco di inizio anno?

AB: Innanzitutto, dal momento che tutto è così difficile, è necessario seguire il percorso classico. In secondo luogo, ci vuole una squadra di combattenti per affrontare questa sfida. E considerando quanti ostacoli abbiamo dovuto superare solo per avviare questa spedizione, siamo determinati a dare il massimo, perché non avremo una seconda possibilità.

EW: I grandi team sono notoriamente complicati da gestire. Qual è la chiave per tenere unita la squadra?

AB: Prima di tutto, siamo tutti amici. Abbiamo scalato molto insieme e ci sentiamo a nostro agio. Ci sono persone nella nostra squadra in cui credo più che in me stesso. Secondo: le nostre origini provengono tutte dallo stesso paese [l’Unione Sovietica], dove la nazionalità non ha alcun ruolo. Possiamo dire che condividiamo tutti la stessa nazionalità alpinistica.

EW: Utilizzerai l’ossigeno supplementare?

AB: No. Solo per le emergenze.

EW: Cosa pensi del successo o del fallimento? In altre parole, la conquista della vetta corrisponde al successo  e nessun vertice equivale ad un fallimento o è più complicato di così?

AB: Certo, tutti ambiscono al successo. La cosa principale è trarre soddisfazione dal lavoro svolto … [e] fare esperienze che rimarranno con te per sempre.

EW: I paesi coinvolti hanno  molte aspettative, o la loro attenzione è focalizzata su altri sport?

AB: Non c’è assolutamente nessuna attenzione alla nostra spedizione. Molte persone cercano di aiutarci, ma quasi tutti sono alpinisti. Chiaramente, abbiamo ancora molto lavoro da fare. Abbiamo davvero necessità di maggiore sostegno pubblico perché stiamo cercando di raggiungere l’impossibile, o almeno ciò che si è dimostrato impossibile finora. Quindi, seguiteci su Instagram.