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21 Settembre 2023

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VIDEO. “A passo d’uomo” | Al cinema dal 19 ottobre | Trailer

Esce sul grande schermo, il 19 ottobre prossimo, il film del regista Denis Imbert “A passo d’uomo” (1h35′, Francia), tratto dal romanzo “Sentieri neri” di Sylvain Tesson, edito in Italia da Sellerio Editore.

Il film è interpretato dal Premio Oscar® Jean Dujardin. Nel cast Joséphine Japy, Izia Higelin, Anny Duperey, Jonathan Zaccai, Dylan Robert.

Sinossi

Durante una serata alcolica, Pierre, autore ed esploratore, precipita dall’alto di un edificio. Uno stupido incidente che lo porterà in un coma profondo. Sul letto di ospedale, una volta risvegliato, si promette di attraversare la Francia a piedi dal Mercantour (a Sud est) fino a Cotentin (all’estremo Nord Ovest). Un viaggio unico e senza tempo alla scoperta della natura, della bellezza della Francia e di una rinascita personale.

Denis Imbert, regista del film “A passo d’uomo”

La nascita del progetto

“Tra due film c’è sempre un periodo di riposo, di transizione, che può essere scomodospiega il regista Denis Imbert, raccontando come è nato il progetto –  È come un periodo di vagabondaggio, fatto di dubbi, riflessioni, ma che bisogna imparare ad accettare. Proprio durante uno di questi periodi ho scoperto il romanzo “Sentieri neri”. Ho letto tutto ciò che ha scritto Sylvain Tesson. Quando ho saputo del suo incidente a Chamonix, sono rimasto parecchio colpito. L’ho trovato straordinario e terribile allo stesso tempo. Leggendo “Sentieri neri” ho avuto l’impressione che Sylvain fosse tornato con i piedi per terra, che in qualche modo fosse tornato mortale. Ma il mio film ha anche un’altra radice: il progetto è nato alla fine dell’isolamento a causa COVID-19, in un momento in cui eravamo stanchi della vita urbana e avevamo bisogno di riconnetterci con il mondo fuori, con la natura. Il percorso che Sylvain intraprende e questo desiderio di abbracciare una vita del tutto rurale, mi hanno dato l’idea per il soggetto del film.”

La scrittura del film

“C’è una frase in “Sentieri neri” in cui Tesson dice che l’unico motivo per cui voleva attraversare la Francia, veniva da un pezzetto di carta accartocciato trovato in fondo ad una borsa – continua Imbert –  Questa frase, all’inizio del libro, mi ha perseguitato per settimane. Mi chiedevo cosa potesse nascondersi dietro questo mistero e ho pensato subito a una donna. Probabilmente era un elemento utile per evidenziare l’intimità di questa storia ed è questo che mi ha spinto a voler realizzare il film. Mi interessava partire proprio da questo mistero. Trovavo quasi vertiginoso scrivere un film sulla storia di un uomo in trasformazione: è stato arduo da realizzare, a partire dalla scrittura, fino alle riprese, al montaggio… Infine, solo coi primi ciak ho capito cosa stavo realizzando: sono state rivelatorie le scene del cammino del protagonista. E’ davvero una narrazione assoluta. È stato lì che ho capito che il film poteva essere realizzato.”

L’adattamento

“L’incontro con lo sceneggiatore Diastème è stato importante – dice Imbert –  Dopo aver letto “Sentieri neri”, ha accettato di occuparsi della struttura narrativa. Lui ha costruito lo ‘scheletro’ e io ho potuto pensare alla ‘carne’. Ho introdotto tutti i flashback, gli episodi, la psicologia del personaggio, ho potuto allargarmi a partire dalla narrazione e tutto è stato più facile. La scrittura della sceneggiatura si basava su una forte convinzione: questa non è una storia di resilienza. È un cambio di prospettiva, racconta il tempo sospeso di un uomo che attraversa un paese. È un libro e poi un film sulla riparazione. Io che amo la natura nel senso cinematografico del termine, non volevo assolutamente creare immagini da cartolina. Mi sono vietato di filmare una guida turistica della Francia. La mia ossessione era la natura in quanto materia e che il personaggio scomparisse nel paesaggio. Chiedendo a Sylvain come riassumere il suo libro, mi ha risposto che era ‘una conversazione tra un paesaggio e un volto’. Ho costruito il film in questa direzione. Appena cammini, quando sei solo, entri in uno stato di introspezione. Questo è un viaggio interiore. Sylvain Tesson ci parla del valore del cammino.”

Un film che sposa i rumori della natura. Quasi geologico …

“Avevo il desiderio profondo di realizzare un film che si potesse ascoltare – afferma Imbert –  Abbiamo fatto tantissime registrazioni di Jean che cammina su pietre. Tesson dice «dimmi su che pavimento vivi e ti dirò chi sei». Infatti è vero che esiste una geografia sonora.”

 

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