Eclettico, ha brillato dai vertici dell’arrampicata internazionale, all’alpinismo in terre estreme fino all’attività per l’arrampicata giovanile.
Tragico addio a Cristian Brenna: muore sul Monte Biaina
Cristian Brenna, 54 anni, è morto oggi 3 giugno 2025 durante un’escursione sul Monte Biaina, nell’Alto Garda, in Trentino. L’alpinista e guida alpina stava percorrendo la cresta della montagna insieme a un compagno quando, in un tratto boschivo, ha perso l’equilibrio ed è scivolato lungo un pendio ripido, cadendo per decine di metri.
Sul posto sono intervenuti l’elisoccorso, il Soccorso Alpino e le squadre della Guardia di Finanza, ma i tentativi di rianimazione si sono rivelati inutili: l’uomo è deceduto sul colpo.
Stella dell’arrampicata internazionale
Cristian Brenna è stato uno degli atleti di punta della nazionale italiana di arrampicata sportiva negli anni Novanta, con numerose presenze in Coppa del Mondo, dove è salito su un podio di tappa per sette volte, con tre terzi posti, tre secondi posti e un primo posto conquistato a Courmayeur il 4 settembre 1998. Come migliori risultati finali ha ottenuto il terzo posto nella stagione 1996 e nella stagione 2000 e il secondo posto nella stagione 1998, alle spalle di Yuji Hirayama.
In campo europeo ha vinto due medaglie d’argento nella specialità lead, nell’edizione 1998 a Norimberga e nell’edizione 2000 a Monaco di Baviera. Ha inoltre vinto una terza medaglia d’argento nella specialità velocità nell’edizione 1992 a Francoforte.
A livello italiano è stato tre volte campione italiano e ha conquistato tre edizioni della Coppa Italia lead di arrampicata.
L’alpinismo e la FASI
Terminata l’attività agonistica, si era dedicato anche all’alpinismo extra-europeo, effettuando la sua prima importante esperienza nel 2005, con la spedizione in Pakistan “UP-Project” (ideata da Luca “Rampikino” Maspes, con Hervé Barmasse, Gianluca Bellin, Francesca Chenal, Ezio Marlier, Giovanni Ongaro, Giovanni Pagnoncelli e Fabio Salini). Nel febbraio 2008, dopo un tentativo nel gennaio del 2007 e un incidente che causa il ritiro a Giovanni Ongaro, assieme a Hervé Barmasse supera l’inviolata parete nord del Cerro Piergiorgio con la via La Routa de l’Hermano (950 m, 6b+/A3).
Era diventato guida alpina e tecnico federale della FASI (Federazione Arrampicata Sportiva Italiana), impegnandosi in particolare nel settore giovanile trasmettendo la sua passione alle nuove generazioni, compresi i figli Filippo e Sofia – quest’ultima neo campionessa nazionale giovanile di lead e già atleta Under‑17.
Nel 2011 Christian Roccati lo aveva intervistato per Mountainblog >
La FASI ha espresso il proprio cordoglio ricordando la sua lunga carriera e il contributo alla crescita del movimento. Anche i vertici del Soccorso Alpino e le comunità alpinistiche locali hanno diffuso messaggi di vicinanza alla famiglia.