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16 Febbraio 2022

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Bru Busom, Rubén Sanmartín e Alberto Fernández ripetono ‘No siesta’ sulla Nord delle Grandes Jorasses

Bru Busom, Rubén Sanmartín e Alberto Fernández ripetono ‘No Siesta’ sulle Grandes Jorasses. Foto: R. Sanmartín. Fonte instagram

Rubén Sanmartín: “Siamo molto contenti, la via è eccezionale, e siamo riusciti a gestire bene il freddo e le difficoltà”

La Nord delle Grandes Jorasses è considerata una delle pareti più difficili delle Alpi. Bru Busom, Alberto Fernández e Rubén Sanmartín il 25 e 26 gennaio 2022 l’hanno affrontata ripetendo “No Siesta” (1.200 m, ED, M7/90º), via aperta dagli jugoslavi Jan Porvaznik e Stan Glejdura nel luglio 1986 e liberata da Robert Jasper e Markus Stofer nell’inverno del 2003.

Di seguito, il racconto di Sanmartín:

“Lunedì 24 siamo partiti di casa alle 3:30 per arrivare a Courmayeur alle 14:00 e prendere l’ultima funivia alle 15:00. Primo obiettivo raggiunto. Facciamo gli zaini e saliamo”

Il progetto prevedeva di raggiungere con gli sci la base della parete il primo giorno, lasciare lì tenda e sci e iniziare a scalare la via alle prime luci dell’alba,  fino al calar del buio e bivaccare. Da lì, salire in vetta e scendere al rifugio Boccalatte.

Martedì 25 abbiamo iniziato ad arrampicare all’alba. I primi metri della via sono stati superati velocemente, fino alle prime difficoltà […] Volevamo raggiungere una piccola cengia in giornata, poco prima di un tiro di roccia già abbastanza alto, ma è scesa la notte e abbiamo bivaccato lì.  Abbiamo realizzato una specie di corrimano con materiale galleggiante, su cui abbiamo appeso le nostre amache in tessuto per passare la notte nel miglior modo possibile. La notte è stata fredda, anche se non troppo per il mese di gennaio… In ogni caso, è vero che raramente siamo stati così restii a riprendere la scalata all’alba.

Bru Busom, Rubén Sanmartín e Alberto Fernández ripetono ‘No Siesta’ sulle Grandes Jorasses. Foto: R. Sanmartín. Fonte instagram

Per tutta la giornata abbiamo  affrontato tratti impegnativi, che abbiamo risolto con relativa fluidità (tranne il tratto roccioso che, a causa del freddo, ha rappresentato per noi la parte più delicata della via).

Alla fine abbiamo superato tutte le difficoltà, ma quelli che pensavamo essere tiri veloci, si sono rivelati titi di ghiaccio di 50/60 metri che hanno messo a dura prova le nostre energie, ormai quasi esaurite.

Infine, verso le 23:00, siamo usciti sulla cresta di Punta Croz (4.110 m), dove abbiamo scavato delle piccole cenge per  bivaccare. Siamo molto contenti, la via è eccezionale, e siamo riusciti a gestire bene il freddo e le difficoltà.

Abbiamo trascorso una  buona nottata al riparo dal vento, ci siamo svegliati con calma e siamo scesi per circa 150 metri fino al ghiacciaio. Da lì ho avuto la fortuna di poter scendere con il  parapendio che avevo portato con me… 30 gloriosi minuti fino a Courmayeur, per Alberto e Bru, circa 5 ore fino a Plampincieux.” (Fonte:Desnivel)