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11 Giugno 2020

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Resto del Mondo

Karakórum: si guarda al Nanga Parbat per l’autunno

Distribuzione degli 8000 tra Karakorum e Himalaya. Fonte: Wikipedia

Le grandi montagne rimangono chiuse all’alpinismo. Persa la stagione primaverile in Himalaya, ora è il turno del Karakorum

La pandemia di Covid-19 e le conseguenze globali in termini di  mobilità e restrizioni sociali, continuano a influenzare notevolmente l’alpinismo nelle grandi montagne. Mentre nel mondo occidentale, sembra che il ritorno ad una “nuova normalità” sia dietro l’angolo, tutto è molto più complicato nell’altra parte del pianeta, nelle regioni dell’Himalaya e del Karakorum, dove si trovano le vette più alte del mondo: gli Ottomila.

Il calendario scorre inesorabilmente, annullando i progetti e il lavoro delle comunità locali. Se per gli alpinisti occidentali si tratta solo di rimandare un mero “progetto sportivo”, come ha ricordato Sergi Mingote nell’annunciare la cancellazione della sua spedizione al Gasherbrum 1, per le genti di  montagna rappresenta la perdita del loro reddito principale.

La stagione primaverile in Himalaya è stata disastrosa e ha inciso gravemente sull’economia degli Sherpa e degli altri popoli di Nepal e Tibet. Ora è il turno del Karakórum e del popolo dei Baltí. Si stima siano 75.000 le persone che si guadagnino da vivere con il turismo montano nelle regioni settentrionali del Pakistan.

La situazione della pandemia

La famosa curva del coronavirus è attualmente in rialzo in Pakistan. I contagi crescono di giorno in giorno, così come le persone decedute. Al 9 giugno venivano confermati 114.000 casi positivi in ​​Pakistan e 2.255 morti. E, altri casi, potrebbero non essere stati rilevati.

Sebbene la provincia di Gilgit-Baltistan – dove si trova il Karakorum – sia una delle meno colpite nel paese (meno dell’1% di tutti i casi in Pakistan), è anche vero che le infrastrutture sanitarie qui sono ancora più precarie che nel resto del paese, a causa della difficile orografia del territorio.

Di fronte a questa situazione, il governo pakistano ha annunciato alcuni giorni fa che avrebbe aperto il paese al turismo nelle prossime settimane, con l’obiettivo di mitigare l’effetto negativo del lockdown sulle popolazioni di montagna. Tuttavia, le autorità locali hanno negato tale possibilità, assicurando che non sussistano  le condizioni di sicurezza, a causa della scarsa rete sanitaria a disposizione.

Le agenzie

Le agenzie di trekking e spedizioni stanno per gettare la spugna. Gli organizzatori internazionali hanno già annullato o rinviato al prossimo anno i viaggi che avevano programmato per quest’estate. Le aziende locali hanno atteso fino all’ultimo momento, aggrappandosi alla speranza che qualche apertura ci sarebbe stata. Tuttavia, quel momento è arrivato e nulla fa pensare che le cose possano ormai cambiare e ritornare alla normalità.

Nanga Parbat in autunno?

Nanga Parbat, Karakorum. Foto:Guilhem Vellut.Fonte:Wikipedia

In effetti, in Pakistan alcuni danno la stagione del Karakorum ormai persa, anche se si  lascia  uno spiraglio aperto per una spedizione al Nanga Parbat a fine estate-inizio autunno,  l’unico ottomila pakistano nell’Himalaya del Punjab, dove il tempo è generalmente favorevole già a fine primavera o a inizio estate. A differenza degli altri 8000, è possibile affrontare il Nanga oltre la fine di luglio, quando il Baltoro inizia a diventare troppo ostile.

Sono molte le salite al Nanga Parbat compiute nel mese di agosto, rileva Desnivel. Inoltre, Krzysztof Wielicki, fu il primo a scalare la montagna a settembre, il 1° del mese, nel 1996. Nel 2005, gli americani Vince Anderson e Steve House completarono la salita dal versante Rupal il 6 settembre, impresa che valse loro il Piolet d’Or. Anche il nepalese Mingma Gyalje Sherpa ha guidato  una squadra che ha raggiunto la vetta il 3 ottobre 2017, insieme al pakistano Ali Sadpara, grande conoscitore di questo ottomila in estate, inverno e autunno.