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27 Ottobre 2023

Climbing · Vertical · Video Action · Resto del Mondo

VIDEO. “Resistance Climbing” | Trailer

Sulle colline della Palestina devastate dal conflitto, un gruppo eterogeneo di beduini, attivisti e professionisti urbani pratica l’arrampicata per allentare il peso dell’occupazione israeliana.

Andrew Bisharat (Evening Sends), uno scrittore e scalatore di mezza età con tanti dubbi sul fatto che questo sport, da lui tanto amato un tempo, abbia un vero senso in quest’epoca di “svendite aziendali” e “influencer”, viene invitato in Palestina dall’amico Tim Bruns, un americano idealista per antonomasia che crede che “l’arrampicata su roccia abbia il potere di cambiare la vita delle persone”.

Bruns aveva trascorso gli ultimi dieci anni in Palestina, chiodando vie e formando una comunità di rocciatori.

Bisharat accetta, non tanto per  riscoprire la sua fede nell’arrampicata,  quanto per visitare la casa da cui i suoi nonni furono cacciati nel 1948, quando  con altri 700.000 palestinesi furono sfollati per far posto alla nazione appena dichiarata di Israele.

Nella Cisgiordania, occupata da Israele dal 1967, Bisharat rimane stupito dalla cordialità della gente locale e dall’ingiustizia che vivono sotto l’occupazione. Condivide il pranzo con un venditore ambulante e vede coloni armati che pattugliano le scogliere. Attraversa posti di blocco militarizzati dove anche gli americani devono “stare attenti” con le loro macchine fotografiche, e incontra un  gruppo di scalatori palestinesi entusiasti i cui volti e sorrisi danno una nuova forma al  significato del “il conflitto israelo-palestinese”.

Uno di questi palestinesi è Tawfiq Najada, un giovane magro e sorridente con un berretto da baseball adidas. È uno degli scalatori più forti della Palestina, ma è anche un beduino, che, secondo Bruns, è “il gruppo più emarginato nella società palestinese”. Uno dei momenti più toccanti e strutturalmente importanti del film arriva quando Bisharat visita l’umile casa di Najada. È una baracca unita al tetto ondulato, senza isolamento, senza porta. Gli unici averi di Najada sono alcuni materassi a righe sottili, due antichi tappeti sbiaditi, una sedia di plastica, un travetto fatto in casa e alcuni attrezzi da arrampicata donati. Bisharat è del tutto “impreparato a vedere come vive Tawfiq” e non sa come trattarlo, non sa cosa dire, non sa come essere rispettoso di fronte a Najada e allo stesso tempo contestualizzare ciò che sta vedendo. Balbetta per alcuni  angoscianti secondi davanti alle telecamere prima di ricorrere a: “Um, sì. Fantastico”, e reindirizzare l’attenzione sull’hangboard di Najada.

La narrazione alla fine si concentra sul tentativo di Najada di salire il suo progetto 5.12d, il più difficile che qualsiasi palestinese abbia mai scalato al momento delle riprese. Seguendo la consueta formula del film d’arrampicata, Najada cade più volte, poi chiude e tutti festeggiano.

Bisharat poi fa visita alla vecchia casa dei suoi nonni, dove presumibilmente ora vive una famiglia di israeliani. Si commuove. Ruba due lime dall’albero nel cortile. Lascia la Palestina con una  una rinnovata fiducia nel fatto che, a modo suo, l’arrampicata continua ad avere un impatto positivo sulle persone e sulle comunità.

“Resistance Climbing” è disponibile per la visione sul sito  Reel Rock

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