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29 Novembre 2018

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Resto del Mondo

Alpinismo femminile. Le “Cholitas Escaladoras” boliviane. Guarda i video

Cholitas Escaladoras. Fonte: facebook

Il gruppo di donne boliviane, una vetta dopo l’altra, si è guadagnata il rispetto della comunità alpinistica maschile. Intervista a Teodora Magueño e Ana Lía Gonzales

La boliviana Ana Lía Gonzáles Magueño (33) e Teodora Magueño (53) sono madre e figlia, e fanno parte del gruppo alpinistico Cholitas Escaladoras. Vivono a 4000 metri di quota, nella città di El Alto in Bolivia, e – recentemente – sono state invitate al Górski Festival 2018, in Polonia, per parlare dei loro progetti futuri in montagna.

Per le donne del team boliviano non è stato semplice arrivare a scalare le montagne. E’ costato loro molto lavoro e, malgrado ciò, hanno deciso di fare  del loro abbigliamento tradizionale, la gonna (falda o pollera), una bandiera per sfidare chi aveva detto loro che  non avrebbero mai potuto raggiungere le alte vette.

Di seguito, vi proponiamo l’intervista realizzata da Dario Rodriguez/Desnivel ad Ana Lía e Teodora, durante il festival polacco.

Cholitas Escaladoras con guide della Bolivia. Fonte: facebook


Chi sono le Cholitas Escaladoras?

Ana Lía (AL): un gruppo di donne che indossano la gonna, i vestiti tradizionali della località di La Paz, in Bolivia, per scalare le montagne. Lo facciamo perché vogliamo promuovere la nostra città e la nostra identità. Comunque indossiamo anche  altro, come indumenti termici da montagna, il piumino, oltre ad avere tutta l’attrezzatura.

Non è scomodo scalare con una gonna?
Theodora (T): la gonna in quota non è sempre comoda … ma riesce a ripararci dal freddo.

AL: Siamo  abituate a salire con le gonne, ma sappiamo di dover fare doppia fatica: praticare buone tecniche di scalata e fare attenzione a non strappare il tessuto con i ramponi. Nei luoghi in cui c’è più pendenza siamo più concentrate ma dopo scaliamo tranquillamente.

Come è nato il gruppo “Cholitas Escaladoras”?
T: Io ho iniziato come cuoca di alta montagna, altre come facchini. Al campo base, quando vedavamo i turisti tornare, stanchi ma felici, sognavamo di raggiungere la vetta per capire cosa si provava lassù… Ne abbiamo parlato tra noi, perché non sapevamo cosa accadeva lassù, era un curiosità che avevamo… Abbiamo detto agli uomini che facevano da guida ai turisti che volevamo salire, e loro hanno commentato: “Cosa vogliono fare con le gonne! Per salire sulla cima non basta una corda, non possono!”. Abbiamo insistito. Ci siamo dette, perché non provare e salire? E così abbiamo iniziato a scalare montagne.

Qual è stata la prima volta?
AL: La prima volta è stata sul Huayna Potosí (6088 m), un’esperienza unica. Ricordo che il gruppo era di circa undici donne ed è stata dura, è stato molto difficile raggiungere la vetta, ed ancor più difficile la discesa, ma è stata un’esperienza unica. Alcuni hanno pensato che sarebbe stata la prima e ultima volta, ma poi ci hanno incoraggiate a scalare un’altra montagna e un altra ancora  e così abbiamo conquistato diverse montagne oltre i seimila metri, in Bolivia

Quali?
AL: Il Huayna Potosi due o tre volte, il Monte Acotango (6052 m), il Pomarapi (6000), l’Illimani (6462) e il Sajama (6542), la montagna più alta della Bolivia.

Cholitas Escaladoras. Fonte: facebook

E l’opinione degli uomini?
AL: A loro non è piaciuto molto che facessimo alpinismo. All’inizio erano disposti ad aiutarci, e ci hanno sostenuto molto, ma in seguito hanno pensato che avremmo potuto togliere loro il lavoro  e hanno cercato di scoraggiarci. “Non andranno tanto lontano”, pensavano. Ma noi, sapevamo  che potevamo farlo e abbiamo proseguito con più forza.

Cosa ha detto tuo padre, Ana Lia?
AL: Mio padre è una guida di alta montagna e ci ha sempre supportate. Nel fine settimana  gli chiediamo di portarci in montagna e non può far altro che dirci di sì.

T: All’inizio non era d’accordo perché diceva che non sarei stata in grado di farlo e che era pericoloso,  non voleva mi accadesse qualcosa, era molto rischioso. Ma sono andata in montagna come cuoca e molte volte sono stata lasciata da sola perché tutti se ne andavano alle due di notte e io avevo paura. Dicevo: “Non voglio stare  sola, voglio venire anch’io”. Ma non c’era l’attrezzatura per me. Infine, quando ha visto che abbiamo scalato la prima montagna, ha iniziato a sostenermi.

Scali con le guide?
T: Portiamo sempre una guida

C’è una guida donna nel tuo paese?
AL: Penso di no, solo maschi.

T: No, per ora

Quante “Cholitas Escaladoras”ci sono?
AL: Attualmente, le Cholitas più attive sono sei. Le altre sono sposate e hanno dei bambini e hanno abbandonato un po’.

Qual è la cosa più difficile?
AL: Forse l’aspetto tecnico, quando si scal su ghiaccio… siamo andate a fare pratica sul ghiacciaio ed è stato difficile. Anche recuperare il materiale, finora non possediamo attrezzature completamente nostre, ma  prese in prestito e  molto vecchie.

Cosa ti dice la gente quando indossi il vestito da Cholitas?
T: Chiedono se stiamo salendo in vetta e noi diciamo di sì, dopo rispondono: “Che bello. Foto, foto”. A loro piace sempre fare delle foto con noi.

Qual è la cosa che più ti piace, durante la scalata delle montagne?
AL: Mi piace il paesaggio, guardare l’alba, e di notte il cielo pieno di stelle. E soprattutto conquistare la vetta perché è un’emozione che rende felici. È una grande felicità. Quando raggiungiamo la vetta ci abbracciamo tra noi. Riuscire a raggiungere la vetta e ammmirare dall’alto  tutto ciò che ci sta attorno, è come essere in paradiso. E’ un  dono di Pachamama e degli Achachilas, in cui crediamo molto

Come trovi i soldi per pagare le spedizioni?
AL: È sempre stato difficile perché è necessario pagare tutto, dal cibo alle attrezzature, alle guide… Forse queste un po’ meno perché possono collaborare con noi nel loro tempo libero o quando non hanno molto lavoro, ma il resto è complicato.

T: Questo è il motivo per cui è difficile per noi scalare le montagne. Il Sajama non potevamo farlo perché era la montagna più alta e più costosa… Ma un amico ci ha aiutate.

E come è stato salire il Sajama?
AL: E’ stata la montagna più dura. Abbiamo dormito due notti in tenda al campo base, poi abbiamo raggiunto il campo alto e da lì la cima. È stata un’esperienza molto dura; il Sajama è un vulcano. Sono stati necessari molti giorni di lavoro, ma siamo riuscite a salirlo. Dopo la conquista della vetta, siamo rientrate ​​esauste al campo alto.

Tu vivi a 4000 metri. Soffri la quota quando scali?
AL: Al Sajama abbiamo sofferto un po’  di mal di testa ma niente di più. L’aria è un po’ irrespirabile perché in quell’area sono tutti vulcani. Al Huayna Potosí, no, l’aria è molto pulita.

Come è il rapport tra madre e figlia in montagna?
AL: È molto bello, non pensavo. Potevo immaginarlo con mio padre, ma mai con mia madre. Quando abbiamo scalato la prima volta, non potevo credere di essere con lei. Mi sento come una bambina, perché in montagna si prende sempre cura di me.

Chi è la più forte tra voi due?
AL: Lei! [Ride] T: Al momento sì, ma credo che con il tempo lo saranno i miei figli. Spero che Dio mi dia forza perché mi piacerebbe continuare a conquistare le montagne.

Quale consiglio daresti ad altre donne interessate a scalare montagne?
AL: Vorrei dire a tutte le donne di andare in montagna, questo sport è bello, sano e divertente.
Vadano iin montagna, anche se possono aver paura… Le donne possono andare molto lontano.