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19 Ottobre 2016

Ambiente e Territorio

SCIENZA E MONTAGNA. Il sangue cambia dopo sole 2 settimane in montagna. Lo rivela uno studio americano

fonte immagine: huffingtonpost.it

fonte immagine: huffingtonpost.it

UNO STUDIO AMERICANO RIVELA CHE IL SANGUE CAMBIA DOPO SOLE DUE SETTIMANE TRASCORSE IN MONTAGNA

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Proteome, bastano solo 2 settimane trascorse in montagna per modificare per mesi la composizione del sangue umano. È la prima volta che un team di scienziati pubblica dei risultati così netti su come il corpo venga influenzato – e già nel giro di pochissime ore – dall’alta quota. In particolare, a mutare rapidamente sarebbe la capacità dei globuli rossi di trattenere l’ossigeno in ambienti naturali in cui c’è scarsità di questo elemento chimico.

La ricerca è stata realizzata per conto dell’Altitude Research Centre dell’Università del Colorado e ha preso il nome di AltitudeOmics. È stata ideata con l’obiettivo di aggiustare il tiro di quella che per circa 50 anni era stata una credenza degli scienziati, ossia che ad alta quota il corpo umano producesse nuovi globuli rossi, in grado di supplire in maniera migliore la scarsità di ossigeno dell’atmosfera rispetto ai globuli rossi “comuni”.

Se questo è stato ritenuto valido per mezzo secolo, ora lo studio americano porta alla comunità scientifica una diversa motivazione. La ricerca, del resto, è partita dall’assunto che la precedente spiegazione poteva sì avere senso per chi scala le vette più alte del mondo e vive su alture elevate, ma non per chi in montagna non va così spesso e soprattutto non ci rimane per mesi o anni.

Infatti, se è vero che il corpo umano riesce a far nascere 2 milioni di nuovi globuli rossi al secondo, è altrettanto indubbio che ci vogliono settimane prima che ci sia un ricambio completo dei globuli stessi. Pertanto, con un avvicendamento così “lento”, chi va sulle vette più alte del mondo non potrebbe sopravvivere. Da qui la necessità di trovare una spiegazione diversa al fenomeno.

Grazie all’aiuto di 21 volontari, allora, i ricercatori dell’ateneo americano hanno potuto scoprire che i globuli rossi hanno una elevata reattività ai cambiamenti delle condizioni ambientali in cui ci si trova. Le “cavie” (12 uomini e 9 donne, tutti di età compresa tra i 19 e i 23 anni) sono state spedite in un campo vicino alla vetta del monte boliviano Chacaltaya (a un’altitudine di 5.260 metri).

Per una settimana intera il loro sangue è stato costantemente monitorato, così come è stato tenuto sotto controllo nella settimana successiva, che i 21 ragazzi hanno trascorso a quote normali. Poi, i volontari sono stati fatti tornare di nuovo sul monte, accorgendosi che la seconda scalata era stata per loro molto più agevole della prima.

I risultati dell’osservazione del sangue, del resto, aveva fornito dei dati incontrovertibili: i globuli rossi non si erano rinnovati (almeno non completamente), ma semplicemente quelli già esistenti erano stati capaci di modificarsi. Una “metamorfosi” che rende possibile a tutti gli amanti della montagna di continuare a guardare il mondo dall’alto.

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