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4 Giugno 2021

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Resto del Mondo

Everest (8848 m). Chiusa la stagione primaverile: 534 le vette, tutte con ossigeno supplementare

CB Everest. Foto: Monika Deupala

L’epidemia di Covid-19 al campo base ha segnato una stagione meteo instabile con un tasso di mortalità relativamente basso (4 decessi). Tra i record e le curiosità: la 25° vetta di Kami Rita Sherpa e l’ascensione femminile più veloce della storia

Ieri,  mercoledì 3 giugno, gli ‘IceFall Doctors’ hanno iniziato a smantellare la via attraverso la Cascata di Ghiaccio del Khumbu, chiudendo così la stagione alpinistica primaverile dell’Everest. Nessuno sulla montagna ha ormai una minima possibilità di scalarla senza utilizzare le corde fisse e le scale, sistemate in quella prima sezione del percorso.

È tempo, allora, di iniziare a tirare le somme della stagione, con una certa prudenza sui dati che l’immediatezza richiede. Nei  prossimi giorni potrebbero emergere nuovi dettagli sulle salite effettuate.

534 vertici nel secondo anno di pandemia

Una lunga fila di alpinisti in marcia verso la vetta dell’Everest, primavera 2021. Fonte: Mingma Dorchi Sherpa/facebook

La pandemia di Covid-19 ha avuto un impatto eccezionale sull’Everest in questa stagione. E non solo per le misure e le restrizioni imposte ai turisti all’arrivo in Nepal, ma per l’epidemia sviluppatasi al campo base, con un numero imprecisato (anche se molto alto) di persone evacuate con sintomi di coronavirus.

Le condizioni meteo, come sempre, hanno rappresentato  un elemento chiave. Tuttavia, questa primavera, l’instabilità (favorita anche da due cicloni), è stata maggiore che in altri anni. Solo sette i giorni di punta contati, un numero molto basso per la stagione. La precedente, con un numero così ridotto di giorni favorevoli, risale al 2012.

Nonostante tutto, il totale di salite effettuate è stato piuttosto elevato. Secondo i resoconti del cronista dell’Everest, Alan Arnette, almeno 534 persone hanno raggiunto gli 8.848 metri del vertice. Lo hanno fatto tutti dal versante Sud della montagna (Nepal), poichè le autorità cinesi hanno finito per cancellare in anticipo anche l’unica spedizione (esclusivamente cinese) che avevano autorizzato questa primavera.

Si tratta, quindi, di un numero molto vicino a stagioni record come il 2018 (566) o il 2013 (546), e superiore a quello di anni  2016 (451) o 2017 (437). Solo l’anno 2019 è stato nettamente superiore, con 662 picchi registrati dal versante nepalese.

Nessuna salita  senza ossigeno supplementare

Everest, primavera 2021. David Goettler e Kilian Jornet. Fonte: facebook/Goettler

Questa primavera non è stata effettuata alcuna salita sull’Everest senza ossigeno supplementare. L’ultimo ad averla realizzata continua ad essere il cileno Juan Pablo Mohr, in vetta il 23 maggio 2019, pochi minuti dopo il nepalese Mingma G.

Quest’anno non ci sono stati molti alpinisti disposti a tentare l’Everest senza ossigeno supplementare e il tempo ha finito per negare loro tale opportunità. Le finestre sono state  sempre troppo brevi o sfavorevoli a causa del vento. La più ampia è stata la prima, che ha visto molte persone nella sezione alta della via.

Nell’ultima ondata di salite, l’ungherese Csaba Varga si è ritirato, ritenendo le condizioni della montagna troppo rischiose per continuare; l’americano Colin O’Brady, alla fine, ha deciso di utilizzare le bombole di ossigeno per salire con la moglie Jenna Beshaw; e Kilian Jornet e David Göttler hanno abbandonato a Colle Sud (8.000 m) poichè entrambi non in forma al 100%.

Quattro degli ultimi otto anni non hanno fatto registrare salite all’Everest senza ossigeno supplementare, tuttavia questo è l’unico con un numero  così alto di vertici. Gli altri tre (in epoca recente), sono stati il ​​2014 (con solo 128 vette, tutte da Nord, anno in cui  la stagione nepalese fu annullata a causa di una valanga che uccise 16 sherpa); il 2015 (senza vette sull’Everest a causa del terremoto che devastò la regione); e il 2020 (con sole 28 vette, tutte da Nord, prima che tutte le spedizioni venissero annullate a causa della pandemia. Fonte

Ricordiamo che l’8 maggio 1978, Reinhold Messner e Peter Habeler salirono per primi l’Everest (8.848m) senza l’ausilio di ossigeno supplementare. Un’impresa ritenuta impossibile fino a quel momento.

 

Quattro morti

Climber verso la vetta dell’Everest, Nepal. Fonte: Mingma G

Questa primavera si sono registrati quattro decessi sull’Everest. Il dato è accettabile, soprattutto se si tiene conto del rapporto vetta/morti, che non raggiungerebbe nemmeno l’1%. Questa statistica, in parte, è stata determinata dalla disponibilità degli elicotteri, che hanno potuto evacuare dozzine di persone dalla montagna.

Per contro, solo uno dei quattro deceduti è rimasto vittima di un incidente. Si tratta di Pemba Tashi Sherpa, caduto in un crepaccio nella Cascata di Ghiaccio del Khumbu durante la discesa da C2 a C1. I restanti tre hanno perso la vita nella parte alta della montagna: lo svizzero Abdul Waraich è morto nei pressi della Cima Sud per sfinimento, mentre scendeva dalla cima; l’americano Puwei Liu ha perso la vita a C4 (7.900 m), in discesa dall’Hillary Step, dopo aver rinunciato alla vetta; Wong Dorchi Sherpa è morto vicino a C4, al ritorno dalla cima.

Kami Rita Sherpa, 25 cime

Everest 2021: la squadra mentre fissa le corde da C3 a C4. Fonte: Kami Rita Sherpa/facebook

Probabilmente il record più mediatico di quest’anno sull’Everest è stato quello con Kami Rita Sherpa. Il leggendario alpinista nepalese Sherpa raggiunto il suo 25° vertice sul ‘Tetto del Mondo’; guidava il gruppo di 11 Sherpa che ha attrezzato con lui la via verso la vetta. Nessuno è stato in cima all’Everest così tante volte.

Successivamente, lo Sherpa aveva in programma un altro tentativo di vetta, che ha interrotto a Campo 2, a seguito di un curioso episodio. Come lui stesso ha spiegato da Kathmandu, ha fatto un sogno premonitore in cui la dea della montagna lo avvertiva che per quest’anno poteva bastare. Senza un attimo di esitazione, ha messo da parte le sue responsabilità verso i clienti della sua spedizione ed è sceso per tornare a casa. Pochi giorni dopo, C2  è stato travolto dalla già citata valanga caduta dalle pendici del Nuptse.

Record di velocità femminile

Tsang Yin Hung (Ada), Hong Kong, scala in velocità l’Everest. Fonte Dreamers Destination Treks and Expedition Pvt. Ltd

Infine, quest’anno, sull’Everest, è stato stabilito il nuovo record di salita in velocità femminile. L’impresa è stata compiuta dalla 45enne alpinista Tsang Yin Hung (Hong Kong). Insegnante di professione, ha impiegato ben 25 ore e 50 minuti dal campo base alla vetta. La scalatrice ha abbassato di oltre 14 ore il record precedente, detenuto dalla nepalese Phunjo Jhangmu Lama dal 17 maggio 2018.

Anche un italiano in vetta all’Everest in questa stagione

Francesco Maria Tiribelli. Fonte: Climbing The Seven Summit/facebook, primavera 2021

Questa primavera, in vetta all’Everest, è salito anche un italiano, Francesco Maria Tiribelli, parte di un team di sette scalatori di Climbing The Seven Summits. Il gruppo ha raggiunto la cima alle 8:20 a.m (ora nepalese) del 23 maggio.
Secondo quanto reso noto da CTSS, Tiribelli, avrebbe scalato con successo anche il Lhotse, diventando il secondo italiano a completare la doppietta.